
Lhc Medievale
Gilles de Rouxville
Mi chiamo Gilles de Rouxville, sono un monaco benedettino del XIV secolo, della gloriosa Abbazia di Cluny e sono, come molti dei moines noirs, i monaci di Cluny, esperto in codici miniati.
La mia vita sarebbe potuta scorrere tranquilla, nel sereno silenzio del nostro benedetto e amato Scriptorium e invece...
Ero, Dio mi perdoni, assai bravo nel mio lavoro, devo confessare che lo vedevo più come una via, una passione, un cammino verso la mia personale idea di santità. Nulla poteva fermarmi, niente era così ricco, ricercato, preciso fino all’ossessione, per la mia arte.
Spesso, completamente immerso nell’elaborazione di una enluminure, perdevo il senso del tempo, non sentivo né fame, né sonno, né freddo, e di freddo in inverno a Cluny ce n’era parecchio, del vero freddo, crudele, umido, pungente, che si attaccava addosso come una zecca maledetta, ti succhiava il cervello, ti ghiacciava le ossa, e soprattutto, le mani, le dita, i miei strumenti sacri!
Ma… ma io, ormai ero lontano, ero proprio caduto in uno di questi miei “paradisi terrestri”, una dolce, rigogliosa primavera eterna, con Dio, fiori, uccellini, unicorni.
Non sentivo dolore, ero in estasi, totalmente perso e felice. Avevo vere e proprie “visioni” dei disegni, non avevo niente altro da fare che miniare, niente da ricercare, era un dono.
Ero, pensavo, la “mano di Dio”.
E questo, però, dava parecchio fastidio a tanti miei confratelli, erano monaci, non santi!
Il maligno si serviva di me, ero il suo innocente tramite per insidiare i miei compagni, instillando in loro tossiche invidie, velenosi pensieri, anche odio eterno, se fosse stato permesso dalla nostra Santa Regola.
Tutti i momenti, tutti i pretesti, tutte le occasioni, erano buone per ridere di me e, anche se era severamente proibito dalla nostra Santa Regola, ero spesso vittima di cattivi scherzi. Succedeva che non mi svegliavano per le vigilie notturne, il primo Divino Officio delle due del mattino, anche se era proibito da San Benedetto. Mi lasciavano nei miei “paradisi” facendomi saltare il frugale pranzo, anche se era espressamente vietato e punito dalla nostra Benedetta Regola. Insomma, ero sempre, in un modo o nell’altro, oggetto di scherno e cattiverie varie, anche se spesso non me ne rendevo neanche conto.
Ma, questo era il lato brutto della medaglia.
Poi c’ era anche il bello di lato, la luce, la gloria, Dio abbia pietà di me e del mio peccaminoso orgoglio!
Persino l’Abate era orgoglioso di me, i miei piccoli, preziosissimi capolavori conferivano onore e prestigio alla nostra amata Abbazia, “faro della Cristianità”, come si diceva allora, si diffondevano attraverso l’immensa rete di abbazie dipendenti, priorati minori, fino a giungere ai monasteri isolati in campagne o nei boschi più sperduti. Ero persino imitato, e male, derubato della mia arte, ed ero arrabbiato, che Dio mi perdoni!
Ma, soprattutto, la mia fama era giunta perfino ad Avignon, sede e reame terrestre del nostro benedetto Papa Innocente IV che, anche se Papa, era in gran tormento nel suo meraviglioso palazzo bianco.
Innocente, di nome e di fatto, non dormiva quasi più, avvolto nelle sue pregiate lenzuola di seta purissima, aveva perso l’appetito e toccava appena le briciole delle prelibatezze a lui riservate, neanche più una goccia del suo benedetto e tanto amato Chateaux Neuf riusciva a passare nella sua sacra gola.
Aveva un diavolo per capello Papa Innocente IV! I demoni del dubbio lo tormentavano giorno e notte. Ma perché? Che cosa era veramente accaduto nel tranquillissimo villaggio di Saint Genis Pouilly?
Di questo luogo, ancor prima del “Miracolo”, Innocente ne ignorava anche il nome, ma da qualche tempo, sciami di demoni ronzavano intorno a questo micro villaggio, un ronzio, fastidioso alle Sante Orecchie, e anche molto confuso.
Più che ronzio, erano voci, frammenti di racconti, schegge di leggende. Si vociferava ormai del “Miracolo di Saint Genis”, ma era soltanto un comodo modo di dire.
Innocente non si poteva permettere di sbagliare, per la sua stessa natura di Papa.
Lui, Innocente, aveva certamente una fitta rete di informatori, occhi e orecchie di Papa erano diffusi in tutto l’Occidente Cristiano. Potevano assumere forme ben strane: orecchie mezze mangiate dalla lebbra, occhi allucinati da “pazzi di Dio” o, più peccaminosamente, languidi occhi di magnifiche cortigiane.
Ma tutte le bocche, più o meno intere, più o meno impastate, più o meno lussuriose, proferivano lo stesso tipo di storie. Storie abbastanza precise, per una volta, di una strana “collina ad anello” di diverse leghe di diametro. Su questa “strana collina” si erano subito installati, come parassiti, eremiti, streghe, eretici e un ramo periferico dei tards venus. Si erano divisi la ciambella dei boschi. Ma, soprattutto, c’erano le voragini, sotto quella “strana collina” si apriva un mondo di tenebre.
E qui, la cosa puzzava parecchio di zolfo. Innocente doveva portare Luce Cristiana in questi luoghi maledetti. Doveva, però, anche essere discreto, un’ombra, un soffio, un silenzio. E, proprio nel silenzio, era apparsa la luce: Cluny! Sì, Cluny, la sua abbazia, dove lui, Innocente IV, era benedetto, per i monaci benedettini di Cluny, i suoi monaci, il silenzio era regola, scritta dal loro santo fondatore.
Questi monaci erano perfetti per la sua ricerca, silenziosi, ma anche grandi viaggiatori, sempre in giro per tutto il mondo cristiano, da un’abbazia, figlia di Cluny, all’ altra.
Lui, Innocente, non aveva mai avuto niente a che fare con un tale “miracolo”, ma c’ erano già stati dei precedenti e quindi anche un modus operandi.
E lui, Innocente, aveva anche un nome in mente, il già celebre Gilles de Rouxville, monaco della gloriosa Abbazia di Cluny, di cui Innocente possedeva già diversi disegni miniati che, tra le sue preziose collezioni, erano i preferiti.
Innocente IV aveva una fiducia assoluta nell’ arte di Gilles, qualsiasi cosa fosse emersa dal “Miracolo di Saint Genis”, Gilles de Rouxville l’avrebbe enluminée per la gloria di Dio. E per la sua.







